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Ti trovi qui: Home / Sviluppo personale / La gentilezza della povertà

La gentilezza della povertà

Dopo tanto tempo che non accadeva mi ritrovo una domenica mattina a passeggiare in centro nella mia amata città, #Modena. 

Mi ritrovo, come da mia abitudine, ad osservare incuriosita i particolari nelle persone; ascoltare i rumori dei viali e gustare i profumi, misto “odore nebbia”, che mi si presentano insistenti al naso, quando mi si avvicina una #anziana signora distinta, sguardo dolce e tanta vergogna.  

“Le chiedo scusa”   

“Sì, mi dica” 

“Se non la disturbo, posso chiederle 1 € per comprare un pezzo di pane? Sa…mi piace molto il pane!” 

sferrando un sorriso vero, avvolgente e senza denti. 

Nella mente mi sono passati mille pensieri: “c’è qualche badante in zona che la segue a distanza?”; “Manca forse qualche ‘venerdì’ ? ” ; “E’ fuggita da qualche casa protetta?” 

C’era un che di elegante e soave nella sua richiesta, così dolce e tanto rara (o forse no?), che mi sembrava quasi surreale. 

Al di là di come la nostra “conoscenza” è proseguita, mi si sono inibiti tutti i 5 sensi in un colpo solo, una sensazione di disagio diffusa si è instaurata in me e solo il pensiero ha iniziato, vorticosamente, a lavorare. 

Un’ unica e semplice considerazione mi è venuta alla mente: 

abbiamo #fallito, tutti, nessuno escluso ( e non parlo di Stato, di politica o altra forza suprema) ! Parlo di noi, singoli cittadini, singole persone, singoli professionisti. 

Non siamo stati capaci come #UNITA’ di agire, di pretendere, di tutelare i deboli e i bisognosi, ci siamo persi per strada la #gentilezza, la delicatezza, l’attenzione, il #sostegno e si potrebbe andare avanti così per un bel pò. Abbiamo commesso e stiamo tutt’ora commettendo errori attraverso l’esperienza che viviamo in questo momento storico delicato. 

Confucio dice che “l’esperienza è come una lanterna agganciata sulla schiena, illumina il passato, ma non il futuro”. Ebbene, qualcosa di analogo accade anche per gli errori. L’errore ci dice che non siamo stati capaci di ottenere un risultato, non che non saremo capaci in futuro.  

Abbiamo due possibilità di fronte agli errori: giudicarli (giudicarci), oppure imparare. Nel primo caso, stiamo creando “aule giudiziarie” dove c’è un accusato e un accusatore. Il bello è che siamo sempre noi ad impersonare tutti gli attori di questo processo. Una valida alternativa al giudizio che annichilisce, è un dialogo interiore fatto di domande di qualità. 

Ecco, voglio iniziare la settimana impegnandomi personalmente sempre di più in questo dialogo interiore e in qualità di #COACH cercherò di condividere sempre di più con i miei coachee (aziendali o privati che siano) a diffondere la cultura di farsi quelle domande che attivino ragionamenti e liberino risorse e potenzialità.

Archiviato in:Sviluppo personale

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